L’allegato IV della MARPOL è attualmente in fase di revisione da parte dell’IMO. Tratteremo gli argomenti più rilevanti in una serie di paragrafi in più parti:
PARTE 3: MODALITA’ DI TRATTAMENTO DEI FANGHI
PARTE 4: REGISTRO DEGLI EFFLUENTI
Gli impianti di trattamento delle acque reflue terrestri (WWTW) che servono le nostre città, trasformano le acque nere in effluenti puliti. Producendo il sottoprodotto chiamato fango. Tutti i metodi di trattamento prima o poi producono fanghi, anche se si tratta di una degradazione puramente naturale. Una parte importante della scienza e dell’ingegneria delle acque reflue riguarda le caratteristiche, la gestione, il riciclaggio e lo smaltimento dei fanghi.
LE ATTUALI NORMATIVE IMO NON PRENDONO IN CONSIDERAZIONE I FANGHI
Nelle normative IMO non è presente alcuna regolamentazione riguardante il trattamento delle acque di bordo, ovvero MARPOL Annesso IV. Senza un efficace monitoraggio della conformità, i fanghi di depurazione prodotti dagli impianti di trattamento delle acque reflue (STP) sono stati per lo più scaricati negli effluenti dell’STP, diventando “liquami non trattati” (MEPC 64/23, MEPC 67/8/1, MEPC 71/INF. 22). Pertanto è essenziale poter arrivare ad una normativa per la gestione dei fanghi.
LA REVISIONE DELL’ANNESSO IV DELLA MARPOL REGOLERÀ L’EMISSIONE DEI FANGHI
Le proposte rilevanti nell’ambito delle revisioni dell’Annesso IV MARPOL e delle sue linee guida includono:
• l’introduzione della definizione dei fanghi,
• registrazione della produzione di fanghi durante le prove di omologazione STP,
• voci sui fanghi nel registro delle acque reflue (SRB),
• pratiche di gestione dei fanghi nel Piano di Gestione delle Acque Reflue (SMP),
• l’introduzione di un serbatoio di raccolta dei fanghi e la sua portata e velocità di scarico,
• e così via …
Lo scenario è pronto, ma il dibattito è lungi dall’essere terminato.
La necessità di un serbatoio di raccolta dei fanghi dedicato, prevista dal sottocomitato IMO per la prevenzione e la risposta all’inquinamento (PPR 8/7 e PPR 9/14), è stata ora annullata nel PPR 10/12, senza proporre una soluzione appropriata. Alcuni Paesi hanno l’illusione che i vecchi modi di gestire un impianto di trattamento delle acque reflue possano essere ancora accettabili per il futuro.
IMPIANTI DI DEPURAZIONE E FANGHI: LO STATUS QUO
Alcuni impianti di trattamento delle acque reflue sono progettati per raccogliere i fanghi nella cassa di raccolta. Ciò non è conforme alle linee guida dell’IMO. Numerosi impianti di trattamento delle acque reflue vengono approvati erroneamente. Portando la non conformità all’estremo, un impianto di trattamento biologico delle acque reflue è omologato senza bioreattore. Per le navi senza un serbatoio di contenimento dei fanghi dedicato, i fanghi possono andare solo al serbatoio di contenimento dei liquami che alimenta l’STP, rendendo difficile se non impossibile una valutazione conforme degli affluenti dell’STP . Ma se non riconosciuti e non corretti, questi errori possono influenzare il processo decisionale di nuove regole.
Esistono anche STP “senza fanghi” che non hanno modalità per separare i solidi. Questi STP “no-sludge” che sfidano la scienza diventano un simbolo di “scatole magiche” omologate e un punto di svolta per il cambiamento delle regole. Nel 2017, la Norvegia ha dichiarato che “tutti i sistemi di trattamento delle acque reflue producono fanghi” (MEPC 71/14/2). Nel 2019, con una mossa coraggiosa, la MCA del Regno Unito ha ritirato dal mercato il certificato MED di un impianto di trattamento delle acque reflue. Nel 2020, alle navi interessate è stato consigliato di intraprendere azioni correttive. Ma nessuna di queste azioni ha portato ad una normativa ben precisa.
SOMMARIO: COME PREPARARSI ALLE NORMATIVE FUTURE
Per i cantieri navali e gli armatori che vogliono evitare rischi ed essere in regola, il miglior consiglio è quello di evitare impianti di trattamento delle acque reflue che dichiarano di non produrre fanghi e di avere a bordo un serbatoio di raccolta dei fanghi dedicato.
